Il 28 agosto 1953 l’agenzia United Press diffonde un comunicato jugoslavo secondo il quale il governo di Belgrado ha “perso la pazienza con l’Italia” e sta pensando di annettere la Zona B.
Il testo dell’agenzia americana forza i toni dell’ambiguo comunicato originale e suscita sgomento nel governo italiano, a maggior ragione perché la stampa jugoslava intensifica le rivendicazioni su Trieste.
Per reagire all’indebolimento della posizione negoziale italiana Pella decide di drammatizzare la crisi, dichiarando che l’Italia avrebbe reagito ad un’eventuale annessione unilaterale della Zona B da parte della Jugoslavia. Inoltre, il 29 agosto il governo italiano schiera sul confine orientale vari reparti dell’Esercito, invia unità della Marina a Venezia e ad Ancona e preallerta alcuni stormi dell’Aeronautica.
Il ministro della Difesa, Paolo Emilio Taviani, ordina al capo di Stato Maggiore della Difesa, il generale Luigi Efisio Marras, di redigere un piano militare di occupazione a sorpresa della Zona A senza il preventivo consenso di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Si tratta evidentemente di un piano rischiosissimo, visto che nessuno può prevedere l’eventuale reazione delle truppe anglo-americane a Trieste in caso di ingresso improvviso degli italiani nella Zona A, senza considerare le potenziali reazioni politiche e militari da parte della Jugoslavia.
Marras, già scettico sulla prima mobilitazione parziale, riesce comunque a convincere i membri del governo italiano che l’invasione della Zona A non venga attuata, e che ci si limiti a manovre dimostrative.