Verso la fine di ottobre si diffondono le preoccupazioni per quel che potrebbe accadere a Trieste il 4 novembre, che in Italia è la festa della vittoria nella Prima guerra mondiale e tradizionale occasione di manifestazioni patriottiche.
Il 4 novembre, infatti, i caduti di tutta Italia nella Grande guerra sono ricordati da una serie di cerimonie ufficiali, la più importante delle quali si tiene a Redipuglia, in provincia di Gorizia, a pochi chilometri dal confine con la Zona A.
A tale cerimonia, tradizionalmente, partecipano molti triestini, i quali peraltro giungono a questo appuntamento patriottico all’indomani di un altro, visto che il 3 novembre, giorno di San Giusto, patrono della città, ricorre anche la data dello sbarco delle prime truppe italiane a Trieste nel 1918.
Tutto questo, unito ai sommovimenti politici e militari delle settimane precedenti, ed all’oggettiva facilità con cui un buon numero di agitatori provenienti dalla Repubblica Italiana potrebbe penetrare nella Zona A frammischiandosi ai triestini di ritorno dalla cerimonia di Redipuglia, preoccupa enormemente il GMA, timoroso di perdere il controllo della situazione, con conseguenti rischi incalcolabili sia sul piano politico-diplomatico che su quello militare.
Il comandante del GMA, il generale britannico Winterton, prevede che il sindaco Bartoli isserà il tricolore italiano sul municipio, contravvenendo ad una disposizione del GMA medesimo.
Winterton chiede istruzioni a Londra, ma il primo ministro britannico, Eden, il 3 novembre decide di lasciare la scelta “alla discrezione del comandante di Zona”.
Da parte sua, Bartoli non tiene conto degli inviti alla prudenza che gli vengono dal suo partito, la Democrazia Cristiana, e dal governo italiano, desiderosi di evitare nuove frizioni con il GMA che potrebbero provocare ripercussioni anche molto gravi.
Si prepara il terreno per una sfida simbolica ed anche personale.