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10. La mobilitazione militare – nei documenti

Il precipitare della crisi diplomatica è accompagnato da importanti misure militari. Sia l’Italia che la Jugoslavia ammassano truppe ai confini e definiscono possibili piani di battaglia.
Quelli italiani prevedono la difesa della “soglia di Gorizia” e l’occupazione della zona A, mentre escludono qualsiasi azione nella zona B.
Per questo obbiettivo vengono inviate numerose truppe al confine orientale e nuove unità navali nell’Adriatico.
Le forze di terra vengono schierate in tre settori: quello settentrionale, da Tarvisio a Gorizia, difeso dagli alpini; quello centrale, posto alla difesa della “soglia di Gorizia”; e quello meridionale, nella zona carsica, da cui le truppe dovrebbero penetrare nella Zona A, pronte a combattere contro le forze jugoslave.
È un piano di cui lo stesso Stato Maggiore italiano evidenzia l’estrema pericolosità – il rischio è che da incidenti possa scaturire un conflitto generale – e che richiede un consistente numero di soldati per poter consentire la messa in sicurezza dell’eventuale fronte. Per questo motivo, per la prima volta nella sua storia la Repubblica Italiana richiama alle armi 10.000 riservisti, completando così l’organico della Forze Armate in caso di attuazione dei piani operativi italiani.
Anche la Jugoslavia, nel contempo, ammassa truppe e unità aeree e navali al confine con l’Italia e nella Zona B. Queste, secondo i piani jugoslavi, in caso di scoppio delle ostilità non si dovrebbero limitarsi alla sola difesa della Jugoslavia e della Zona B, ma dovrebbero procedere all’occupazione della A, senza escludere un probabile ingresso nel territorio italiano in caso di guerra.

PER 01_10 - La Cittadella - A. IX - N. 364 (1953.10.19) p. 2
La Cittadella, anno IX, n. 364 [sic] (19 ottobre 1953). Vignetta di Renzo Kollmann.
La vignetta fa riferimento ai consistenti aiuti militari inviati dagli Stati Uniti alla Jugoslavia nei primi anni Cinquanta.

i documenti

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