A far le spese della crisi sono in primo luogo gli italiani ancora residenti in Istria.
A Fiume va in scena un pogrom visivo anti-italiano nel corso del quale la folla distrugge indicazioni stradali, insegne di negozi, iscrizioni pubbliche e private in lingua italiana.
È la fine delle ultime tracce di bilinguismo in una città che oramai è diventata Rijeka.
Nella Zona B invece, dove vivono ancora alcune decine di migliaia di italiani, si segnalano intimidazioni ed aggressioni a danno delle comunità italiane.
A seguito delle violenze molti istriani decidono di esodare e trovare rifugio a Trieste.